Al vedere la stella

«Al vedere la stella»: il Presepe quale via per la pace

di Domenico Zafarana

«Al vedere la stella» è un progetto nato in collaborazione con la Parrocchia di Montepulciano – ideato nel 2016 e rivisto nel 2022 – che prevede l’allestimento, da parte dei diversi gruppi parrocchiali e non solo, dei tradizionali Presepi lungo il centro storico del comune e nelle chiese principali di Montepulciano. «Al vedere la stella» è l’espressione ripresa dal secondo capitolo del Vangelo secondo Matteo, che descrive l’esperienza dei tre Re Magi non appena scrutarono la mangiatoia che accolse il Bambino Gesù. Essi – scrive l’evangelista – «Al vedere la stella provarono una gioia grandissima». E’ la stessa gioia che auguriamo a voi, che avrete la fortuna di visitare la nostra città nel tempo natalizio con le sue tradizioni, i suoi Presepi e le sue chiese. 

 

Chiesa del SS. Nome di Gesù

Correva l’anno 1714 quando il Vescovo diocesano Francesco Maria Arrighi – dopo 24 anni di intenso lavoro ad opera di importanti maestrie – dedicava questo edificio al Santissimo Nome di Gesù (iscrizione sopra la porta centrale). Da quella data, esattamente il 29 luglio, i Gesuiti prima e i presbiteri diocesani dopo, hanno quotidianamente celebrato all’interno di questa chiesa che custodisce diverse opere d’arte, tra cui l’icona della Madonna delle Tre Ave, venerata dai poliziani e celebrata ogni anno nella solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre, alla presenza del Vescovo.

Il presepe realizzato in questa chiesa è opera dei catechisti e delle catechiste della parrocchia, che ogni settimana – con dedizione – si occupano, insieme al parroco, della formazione umana e spirituale dei ragazzi di questa città. E’ un presepe tradizionale, collocato nell’altare di sinistra, l’altare di san Gregorio il Grande. Il presepe risplende per il panneggio dorato – simbolo della regalità del divino Bambino – e per la posizione dei personaggi, in sembianze di movimento nella pur statica scena. 

Chiesa di Sant’Agostino

La lunga vicenda costruttiva della chiesa di S.Agostino iniziò, tradizionalmente, nel 1285 quando il Vescovo di Arezzo, Guglielmo dei Conti Ubertini (diocesi a cui a quel tempo apparteneva la ‘terra’ di Montepulciano), benedisse con suo ‘Breve’ la pietra fondamentale della chiesa posta sotto al campanile, ed ebbe il suo epilogo sul finire del terzo decennio del ‘400, quando si giunse alla definitiva sistemazione dell’interno, del campanile e della parte inferiore della facciata in travertino.

L’impianto interno originario della chiesa è quello tipico degli ordini mendicanti: una grande aula con ampie finestre vetrate sul lato destro, che presentava un “arco gotico” a delimitare il presbiterio con braccia sporgenti rispetto alla navata. Nel corso dei secoli la semplice aula mendicante fu oggetto di numerosi interventi: già nel XVI secolo furono aggiunte alcune cappelle “sfondate” sul lato sinistro della navata (poi demolite alla fine del XVIII sec.) ed il coro, oltre a numerosi elementi, in particolare altari anche sporgenti nel volume interno, arricchiti da opere scultoree e dipinti cinque e seicenteschi di rilevante qualità: il crocifisso di Antonio da Sangallo, la crocifissione di Lorenzo di Credi, le tele di Niccolò Betti, Bronzino, Nebbia da Orvieto.

Il presepe, collocato nella cappella della Madonna di Fatima, in fondo a sinistra dell’area presbiterale dell’edificio sacro, è di tipo “permanente” perché – fin dagli anni Settanta dello scorso secolo – non è mai stato smontato, ma rivisto e migliorato. E’ stato realizzato dagli allora giovani dell’antica parrocchia di “Sant’Agostino” e dai frati francescani minori che hanno officiato la chiesa fino al settembre 1981, quando si sono succeduti i sacerdoti diocesani. E’ un presepe “con prospettiva” perché gioca in profondità, simulando proprio la grotta entro la quale – secondo la tradizione cristiana – è nato Gesù Bambino. I personaggi, da lontano, si avvicinano verso i visitatori e i fedeli, simulando “un cammino verso la luce”, apparsa nella notta santa. I personaggi, pur realizzati pochi decenni addietro, hanno carattere d’antichità perché aventi oltre mezzo secolo. 

Chiesa di Sant’Agnese

Il Santuario della Santa poliziana si trova in uno spiazzo prospiciente i bastioni cinquecenteschi della Porta al Prato, che si apre nella parte bassa del centro storico. Sorge su di un poggio fuori le mura cittadine e fu fondato da Santa Agnese Segni (1268-1317), monaca domenicana, nel 1306. Il colle scelto dalla Santa per edificare la sua chiesa, dopo una visione di una scala che partendo da questa sommità univa cielo e terra, era adibito a case di piacere e S.Agnese lo riscattò per 1200 lire. Il colle quindi da luogo di peccato divenne luogo di preghiera. La chiesa, il chiostro monumentale ed il suo convento, oggi completamente trasformati, ospitano il corpo incorrotto di Sant’Agnese e molte sue reliquie. La festa liturgica di Sant’Agnese cade il 20 di aprile, ma ogni anno, a partire da questa data, nel santuario agnesiano si susseguono nove giorni di intensa preghiera che culminano con il 1° di maggio, festa popolare della santa, quando si svolge l’antichissima fiera e la solenne celebrazione eucaristica con la partecipazione del clero, degli amministratori comunali, delle otto contrade cittadine e del popolo.

Il presepe, realizzato con pochi personaggi “alla forma barocca” nell’abbigliamento, è collocato in posizione centrale, al di sotto dell’altare dove ogni giorno la comunità cristiana di Montepulciano celebra l’Eucaristia. La scena della Natività ha preso forma grazie all’impegno delle suore domenicane presenti (di nazionalità messicana), che si preoccupano della cura del santuario dall’estate del 2020. La centralità è data alla Santa Famiglia di Nazaret – al bambino e ai genitori, Giuseppe e Maria – che hanno accettato il ruolo non semplice della paternità e della maternità. Questo presepe vuole ricordare, in particolar modo, tutte le famiglie di Montepulciano ma anche le tante che, durante il periodo delle feste, visitano la nostra città. 

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Sorge a circa un km dalle antiche mura cittadine, in direzione di Torrita e Sinalunga. Il santuario, che risale alla seconda metà del 1500, fu costruito in sostituzione di una cappella sorta nel luogo dove avvenne un fatto prodigioso: vi si venera, infatti, un’immagine affrescata trecentesca di Maria con il Bambino, incoronata nel 1741 dal Capitolo Vaticano. L’immagina è considerata miracolosa perché nel 1514 fu colpita da un giovane con alcune coltellate; da essa sgorgò sangue vivo, le cui tracce sono ancora visibili. Una prima piccola chiesa venne eretta subito dopo l’evento miracoloso, essa era posta trasversalmente rispetto all’attuale asse, come dimostra l’antico portale all’esterno presente sul lato sinistro. I padri carmelitani, chiamati nel 1561, costruirono invece l’attuale chiesa e la officiarono fino al 1775 allorquando divenne sede parrocchiale. La facciata della chiesa, disegnata dall’orvietano Ippolito Scalza, grazie alla munificenza del nobile abate poliziano Guido Nobili, è di stile rinascimentale con portico a tre arcate. 

Il presepe, frutto di una temporanea donazione alla parrocchia, è collocato su di un basamento ligneo alla sinistra dell’altare. E’ un unico pezzo, dove – in basso, al centro – è collocata la Santa Famiglia, posizionata in una casa tra le case. E’ l’immagine stessa della parrocchia, che vive tra le case della gente, tra le attività molteplici del mondo odierno. Sono diversi i personaggi che si possono vedere così come molte sono le persone – siamo giunti ad otto miliardi – che abitano il pianeta Terra, ognuna impegnata nel proprio lavoro, professionale o casalingo. La chiesa stessa – ormai dai secoli – mette in luce il mistero mariano della nascita: è Maria, la mamma, che predomina la scena, la prima che emerge contemplando la natività.

Chiesa di San Biagio

La chiesa si colloca al centro di un prato pianeggiante là dove la Val d’Orcia s’innesta nella Val di Chiana e la sua posizione, fuori della città, in mezzo a un paesaggio straordinario, ne evidenzia la grandiosità. L’edificio, summa degli studi rinascimentali sulla pianta centralizzata a croce greca, fu realizzata da Antonio da Sangallo il Vecchio a partire dal 1518 sul luogo dove sorgeva un’antica pieve. L’edificazione fu promossa persino da papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, che era stato educato alle lettere classiche da Angelo Poliziano, il grande poeta umanista nato in questa città. L’origine della chiesa è legata ad un fatto miracoloso avvenuto il 23 aprile 1518, quando due fantesche, Antilia e Camilla, e un contadino di nome Toto, passando davanti all’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e San Francesco, videro che gli occhi della Vergine si muovevano come se fosse viva. Toto, di cui resta una statua in sagrestia, sarà tutta la vita impegnato a elemosinare per costruire la Chiesa. La chiesa ha una pianta a croce greca con cupola centrale e abside semicircolare, all’interno della quale è stata ricavata la sacrestia, mentre sull’opposta facciata della croce, che deve considerarsi la principale, si ha la presenza di due campanili, di cui solo quello a sinistra risulta compiuto. Il Tempio è all’esterno, come all’interno, interamente rivestito in lastre di travertino che mostrano una colorazione ambrata. A seconda della luce della giornata la pietra acquisisce sfumature di colore sempre diverse.

Al centro della chiesa – ossia al centro della scena – è collocata la capanna lignea che – realizzata dalla contrada Le Coste oltre un ventennio addietro – ancor’oggi viene utilizzata per collocare in posizione di rilievo il Santo Bambino. Attorno a lui, come da tradizione, gli animali a riscaldare il neonato, attorniato da vari personaggi che rivestono – tutti – una posizione principale. E’ il mondo intero che ruota attorno al Messia. Le statue vengono incensate dal sacerdote durante le principali solennità del tempo natalizio: Natale ed Epifania. Vengono adorate in special modo, dalle corali riunite che animano la celebrazione della Santa Messa, la notte del 24 dicembre, quando la comunità poliziana si riunisce per celebrare la nascita del Figlio di Dio.